Sono
Sandra e ho 56 anni. Cercherò di essere
sintetica. Cinque anni fa
ho iniziato una relazione con un uomo più giovane di 43
anni (da notare 13anni di differenza). Mi aveva corteggiata per molti mesi, ma io facevo
finta di non capire perchè
era sposato ed io uscivo da un'altra storia molto dolorosa e lacerante.
Sia come sia, la storia è cominciata. Io, separata da diversi anni, l'ho presa con voluta leggerezza,
ma ... col tempo mi sono innamorata. (Ricorda però che
lui è sposato! ndr) Grosso guaio, visto che la situazione era molto
"sofferente": una delle sue due figlie era gravemente ammalata. Ma il
tempo ci ha portato ad una sempre maggior unione. Si è creata intimità, confidenza, amicizia e il
rispetto e stima reciproci si sono consolidati. (Ma
di cosa parli questo non è Amore! ndr) dopo due anni di amore vissuto
intensamente, ma solo tra
le quattro mura di casa (vivo da sola) la
figlia malata è morta. Son certa che non ci sia bisogno di dire cosa ha
provato il "mio lui" e nemmeno cosa ho provato io. Sono quegli
avvenimenti che ti mettono di fronte al senso della vita e .... non lo trovi. La nostra relazione è continuata e, col
tempo, si è ulteriormente consolidata. Io, però, io ho cominciato ad entrare in
crisi: mi sono resa conto che la malattia della figlia era una sorta di alibi per me: se non
faceva una scelta di
separazione era per sua figlia non perchè io non meritavo di essere
amata veramente!!! Perciò ho cominciato ad avanzare qualche richiesta, come, ad
esempio, di uscire a cena
qualche volta. Lui aveva paura di essere scoperto dalla moglie, ma, a
quel punto, le sue paure non avevano più grosse giustificazioni per me: dopo
tanto tempo ritenevo di aver
diritto anch'io ad un amore alla luce del sole. L'ho lasciato, ma lui mi
ha cercata disperato dicendo "Non è giusto che dio prima mi tolga una
figlia e adesso mi tolga anche te! "finale, tutto è continuato più o meno
coma prima. Ma la mia sofferenza è via
via aumentata: mettevo in discussione i suoi sentimenti e decidevo di lasciarlo
senza, però, riuscirci. Così ho iniziato una terapia
con uno psicologo (negli anni passati ero più volte ricorsa ad aiuti simili).
Ovviamente è venuto fuori che il mio disagio doveva ricercarsi nel rapporto con
i miei genitori, con mia madre in particolare. lo psicologo mi ha portato a
pensare che il fatto che non mi sentissi amata non era un dato oggettivo ma
soggettivo perchè era frutto di un mio pre-concetto trasmessomi da una mancanza d'amore percepita in
età infantile. Insomma, LUI mi amava e dovevo imparare a crederci. Così,
un po' per la terapia, un po' per le dimostrazioni d'amore di LUI, la mia
autostima è cresciuta e sono riuscita a vivere con maggior serenità il periodo
successivo. Ma gli anni passavano (ricordiamo che
tutta la relazione dura da 5 anni!) e io non vedevo progetti per noi due, così l'agosto
dell'anno scorso, quando LUI era in vacanza, ho voluto chiudere. LUI,
disperato, ha parlato con la moglie (per la seconda volta, in verità!) ed hanno
litigato di brutto (questa volta lei ha reagito!). Cosa sono stati i mesi
successivi, non lo rammento bene nemmeno io, so solo che la relazione è
continuata e che l'amore non sembrava per nulla appannato. Fatto sta che a
febbraio, dopo un mesetto di bisticci trai coniugi e continue minacce da parte
di LUI di andarsene da casa, la moglie gli ha detto che era della stessa idea e
lo ha accompagnato
(assieme alla figlia) in un mini appartamento dove LUI vive tutt'ora. A
questo punto tutti diranno "bene, l'amore ha trionfato!!", e invece
no! Da quel momento LUI è entrato in panico totale.
Le telefonate che prima erano 6 o 7 al giorno, sono diventate una, stentata. "Ho perso tutto" mi ha
detto più volte rivolgendosi a me come ci si rivolge ad un'amica senza considerare che sono, anche,
la sua donna. Ho capito che non era amore verso sua moglie (come tante volte ho
temuto) ma la paura di perdere
la sua "identità". Ultimamente i nostri rapporti sono tornati
ad essere più frequenti e confidenziali. Mi ha anche presentato a sua sorella,
ha dormito da me più volte e, quando sistemerà l'aspetto patrimoniale della
separazione, ha in progetto di comperare casa per sistemarsi più decorosamente.
Ora è andato in vacanza con la figlia, anzi è tornato proprio oggi. Almeno
credo, visto che non mi ha ancora chiamata!!! L'unica amica che mi è rimasta, ma
che vive molto lotano, in un'alta città (le poche altre le ho allontanate tutte
perchè continuavano a dirmi che LUI mi prendeva in giro e che era un vigliacco)
mi ha fatto notare che le cose sono cambiate, e di molto, nel giro di quest'
ultimo anno e ancor di più nell'ultimo mese. Chi mi legge si chiederà perchè io
stia scrivendo in questo forum. La risposta è semplice: non mi sento amata.
Sento di aver dato tanto a quest'uomo da essermi in qualche modo
"esaurita". Gli ultimi mesi sono stati pesantissimi: sentire LUI che diceva
di voler riavere ciò che
aveva prima, la sua famiglia, vederlo cambiare completamente (da disponibile
e gentile a narcisista con tono arrogante), è stato lacerante e solo il grande
amore che provo mi ha sostenuto e dato la forza distagli vicino comunque. Non
mi chiama più "amore", al mattino non sono più la prima persona a cui
telefona, pur avendo tempo non ne passa con me che poco. E’ sempre fuori con
amici, si è fatto un tatuaggio e si depila braccia e petto disinteressandosi
completamente del fatto che a me queste cose non piacciono (vedi è solo una persona di niente!). Io, alla mia
età, capisco che ciò non ha importanza, che è importante che LUI si senta a
posto e libero di fare le scelte che vuole. Sono grandi cambiamenti per un uomo
che ha fatto sempre tutto ciò che voleva la moglie, ma .... io non mi sento
considerata. Mi pare di aver capito troppo tardi di aver sbagliato ad avere questa empatia, di
aver provato troppo spesso una sorta di tenerezza per un uomo che non sa molte
cose perchè culturalmente
poco preparato e sofferente di un'infanzia non proprio felice. Avrei
bisogno di maggior considerazione, di gesti d'affetto, vorrei sentirmi un po'
protetta e capita ed, invece, se faccio vaghe richiese di maggior attenzione, ottengo
il contrario come se LUI non si sentisse approvato. Al contrario, ultimamente è
LUI a criticarmi spesso, cosa che non aveva mai fatto. Mi sento letteralmente
"esaurita" e quando sono così comincio a dare i numeri. A parte il
fatto che mi prende lo stomaco, il dolore che mi viene dalla convinzione di essere soltanto oggetto sessuale,
mi provoca attacchi di panico. Gli ho mandato un sms invitandolo a chiarirsi
quale sentimento prova per me e il risultato è stato che non si è fatto più
sentire per quattro giorni. Così mi sono convinta di aver sbagliato, di averlo
perduto e se continuo così lo perdo davvero. So che la sicurezza la devo
trovare dentro di me, ma ..... non ci riesco se LUI non mi dà una mano. Mi
sento scontata per LUI e questo mi fa male. Vorrei sentirmi unica e invece mi
sento più che sostituibile. Cerco un consiglio per non rovinare tutto. Dentro
di me so che mi vuole un
gran bene, (ma il bene è una cosa l’amore è
un’altra!) ma non è questo che voglio, non mi basta. L'amore è un'altra
cosa, o mi sbaglio? Non mi voglio accontentare perchè "Tutti i rapporti
finiscono così". credo di poter dire che non vedo in LUI il rispetto che vorrei soprattutto
per i miei sentimenti. Non lo voglio "a tutti i costi",, mi
voglio vedere liberamente scelta, giorno per giorno così come ho scelto LUI anche
nei momenti più difficili. So che altri ne verranno, sono in gioco ancora molte
faccende (vedi separazione ecc.), ma questa volta ho bisogno io di essere
sostenuta, però, allo stesso tempo, so che se glielo chiedessi chiuderebbe
subito con me. Non sarebbe in grado di sostenere una "rompi .... "accetto
consigli utili per non rovinare tutto e per poter recuperare l'intesa che c'era
tra noi. Non sono stata proprio sintetica, ma più di cinque anni travagliati,
non sono facili da raccontare in breve. Grazie a tutti e a te se mi potrai
rispondere.
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